Viaggio a Milano
Gli esclusivi ambienti, dalle pure forme razionaliste che contraddistinguono la 1^ Regione Aerea, hanno offerto ospitalità all’Associazione Lasalliana degli ex Alunni di Rodi per la presentazione di tre eventi sociali nella mattinata di sabato 17 dicembre 2016.
Nel salone della “Victoria Atlantica” del Comando 1^ Regione Aerea, con introduzione, rispettivamente del Presidente dell’Associazione Nazionale Ufficiali Aeronautica, Gen. S.A. Mario Majorani e del Presidente dell’Associazione Lasalliana ex Alunni di Rodi, avv. Massimo Andreuzzi, alla presenza di un folto pubblico composto dai soci di entrambi i sodalizi, da Ufficiali dell’Aeronautica e della Marina Militare, ha avuto luogo la presentazione dei relatori.
La prof.ssa Ester Fintz Menascé ha dedicato il proprio intervento all’11 settembre 1943, evidenziando, in tale contesto, l’olocausto dei 15.000 Militari italiani di tutte le armi affondati nel Mare Egeo dai sommergibili inglesi, nonostante le navi da trasporto che li contenevano portassero ben visibili, i segni P.O.W. (Prigionieri di Guerra).
Un tragico aspetto di una storia italiana che, a tutt’oggi, è ancora in attesa del suo epilogo.
La prof.ssa Menascè – nella sua esposizione – ha rivolto un doveroso e toccante pensiero alla deportazione della comunità ebraica di Rodi verso i campi di sterminio, operata dai tedeschi.
Ricorda, infine, i nonni paterni Michele e Gioia Menascè, la zia Norma con il marito Salvatore Capelluto e le loro tre bambine: la primogenita Rachele, chiamata in famiglia con il diminutivo giudeo-spagnolo di “Rascelica”, di 9 anni, le sorelline gemelle di 5, Gioia (o Giulia) e Fortunata, tutte sterminati ad Auschwwitz.
Il nonno Michele fu ucciso barbaramente nel campo-prigione di Haidari (Grecia) per un gesto di ribellione contro l’ordine impartito dai tedeschi di denudarsi al fine di essere privati di beni di valore eventualmente nascosti.
In particolare quest’ultimo “Cavaliere Ufficiale della Corona” era Assessore da decenni presso il Tribunale di Appello di Rodi la cui nomina “ironia della sorte” era stata confermata per il biennio 1944-46.
L’avv. Giorgio Pellegrini Cislaghi ha presentato il libro “Una passione per la Storia” dedicato al figlio Gianantonio Pellegrini Cislaghi, prematuramente scomparso.
I tratti di una personalità straordinaria, sintesi perfetta di equilibrio tra l’essere parte attiva nella società e scrigno prezioso dell’epopea cavalleresca di Rodi, si delineano nel corso della narrazione, consentendo ai presenti di essere partecipi di una intensa emozione.
La cornice milanese pone in risalto, o meglio fa emergere una storia davvero unica dove da radici squisitamente lombarde si sviluppa una sete di conoscenza, di esplorazione, di ricerca verso un passato avulso dal contesto formativo del medesimo Gianantonio Pellegrini Cislaghi.
L’amore profondo per la storia o, ancor meglio, l’interesse per un passato che coinvolge l’umanità nel proprio divenire attraverso esperienze, vicissitudini, contrasti, confronti, ha stimolato fin dalla giovinezza nell’avv. Gianantonio, una passione dirompente che, attraverso la narrazione del padre, cattura l’attenzione.
L’amore per Rodi e per tutte le vicende che l’hanno vista protagonista nel corso dei secoli fino alla epopea del trentennio italiano, risulta ancor più avvincente nella misura in cui un giovane milanese appassionato – giustamente – alle proprie radici, alla propria storia, a quella della propria terra, volga lo sguardo verso terre lontane.
Tale particolarità induce ad una considerazione che, in qualche modo, consente di avvertire la sensibilità dello storico.
La nebbia lombarda assume i contorni di un tenue, sottile sfondo per la Sua mente luminosa e l’approdo nell’Isola del Sole altro non è che un naturale, dimompemte dipanarsi di quegli interessi che hanno permesso la crescita e sviluppato la curiosità della conoscenza.
Seguendo i dettami di una formazione giuridica, volta, attraverso un percorso logico-razionale, a considerare avvenimenti e condizioni secondo un rigore fattuale e non interpretativo, Gianantonio Pellegrini Cislaghi ha rivisitato puntualmente la presenza dei Cavalieri di S. Giovanni nel Dodecaneso, divenendo un riferimento per coloro che si fossero storicamente avvicinati all’Ordine dell’Ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme nel periodo intercorrente tra il 1291 e il 1522.
Sottolinea il padre Giorgio: “Gianantonio prediligeva, nell’ambito storico, due specifici argomenti: la storia di Milano e quella dell’isola di Rodi nel Dodecaneso. A questi due argomenti dedicava con assiduità la ricerca di libri antichi o comunque fuori commercio, tenendo una fitta corrispondenza con le librerie antiquarie e le aste settoriali.
La ricerca e lo studio su Rodi si incentravano in particolare dal periodo in cui i Cavalieri Gerosolimitani erano presenti nell’isola, fino a quando si concluse l’appartenenza del Dodecaneso al Regno d’Italia.
In relazione a questo periodo ha raccolto moltissimo materiale e si stava preparando per una sua pubblicazione che fosse storicamente fondata e non aneddotica, su ricordi e testimonianze scritte dei singoli partecipanti, molti dei quali militari italiani, soprattutto per l’ultima fase.
… ho cercato di raccontare Gianantonio a coloro che non lo avevano conosciuto in vita cercando di attenermi ai fatti e non lasciandomi sopraffare dall’affetto o dall’emozione di un padre che perde un figlio, credo di esserci riuscito, ma con molta fatica”
– Il lavoro del dott. Franco Briganti, dedicato al padre, Gen. Alberto Briganti, dal titolo: “Lungimiranza e fermezza di un Comandante della Regia Aeronautica nelle turbolenze dell’Armistizio a Rodi” è stato presentato dall’avv. Paola Delfanti Andreuzzi, per giustificata assenza del dott. Briganti, trattenuto improvvisamente a Roma.
I presenti hanno così potuto apprendere come il generale Briganti si fosse reso protagonista degli ultimi sei mesi di guerra (marzo ’43 – settembre ’43) terminati, purtroppo, con la resa delle Forze armate italiane nel Dodecaneso.
Nel mese di marzo 1943 il gen. Alberto Briganti era stato destinato a comandare l’Aeronautica dell’Egeo, apparentemente considerato fronte secondario rispetto ad altre zone operative. Con la firma dell’Armistizio il Dodecaneso si trasformava, improvvisamente, in una polveriera, soprattutto per il disarmo ordinato alle forze militari italiane dal Governatore Inigo Campioni.
Si assisteva, quindi, alla incredibile sopraffazione delle forze germaniche, divenute padrone dell’isola pur essendo costituite da un numero di militari sei volte inferiori rispetto a quello dei militari italiani.
In tale situazione il gen. Briganti fu sempre accanto ai suoi uomini fino al giorno in cui i tedeschi riuscirono a prelevarlo all’aeroporto di Gadurrà per tradurlo in un lager polacco.
Circostanza di non poco conto è costituita dal fatto che il gen. Briganti riuscì ad affidare al Capo Ufficio Operazioni, Cap. Orazio Da Sacco, la bandiera del 47° Stormo B.T. con la preghiera di non farla cadere in mano nemica. Il compito fu portato a termine in maniera esauriente, tanto che il vessillo è attualmente custodito presso il Museo del Vittoriano a Roma.
La “Victoria Atlantica” dello scultore Arturo Martini (1889 – 1947), realizzata a ricordo del decennale della Crociera atlantica compiuta da Italo Balbo, ha potuto condividere, a ragione, le vicende del Comandante Alberto Briganti.
Alla volontà di quest’ultimo deve, infatti, la perfetta collocazione nella sala del Convegno, che ne esalta superbamente l’austera e gloriosa bellezza.
Paola Delfanti Andreuzzi